Ursa Major



Vedo luci intorno, e l’aria è calda e immobile come lo è sempre, d’estate. Eppure tutto si muove, i sottili fili d’erba tra le nostre dita, il vibrare dei filamenti dei lampioni all’angolo, le stelle che girano sopra agli occhi mentre noi stiamo fermi a guardare. Lei è così perfetta, ogni punto è esattamente dove dovrebbe essere: l’Orsa maestosa e umile domina il tetto del mondo, ed è qualcosa di incredibilmente esatto.

Ho tra le mani una scatola di lacca blu.
Qualcosa di semplice, leggero ma meraviglioso: eppure basta un piccolo granellino di polvere a renderla imperfetta.
È vero, mi resta sempre la scatola, ed è sempre una scatola blu, ma non è più esattamente liscia.
È questo che voglio, raggiungere la perfezione.
Perché seppure sia un concetto ideale, la perfezione esiste.
Come dimostra il granellino di polvere, per niente ideale quando alla fine della giornata si posa sulla mia scatola, e penso che è dannatamente bella, e penso che non ci voleva, davvero, che mancava così poco.
Penso che la perfezione sia qualcosa di raro, è l'equilibrio di una goccia di rugiada su di un filo d'erba, che esiste solo relazionata all'individualità.
Non lo chiamerei egoismo. Non ne sarei capace, credo.
È la necessità di vedere me stesso al centro della mia vita, proprio dentro la mia scatola.
Ed è piccola e leggera, e lei non ci sta dentro, non più, ora che sono cresciuto.
Questa scatola non è abbastanza grande per tutti e due, piccola.

Non è nemmeno la novità.
Certo, causa un certo scompenso, alleggerire tutto di più della metà del suo peso.
Causa cicatrici sotto gli occhi, che ogni notte non è abbastanza lunga da guarire.
Causa quella sorta di felice apatia, la vita ovattata e priva di riverbero.
Causa una malinconia che non riesci a smaltire, neanche con cure intensive dei soliti medicinali.
Palliativi.

Music Terra Naomi – The Vicodin Song
Nada Surf – Blankest Year