Something to write home about


Finestra aperta, computer sul davanzale, dietro c'è la pioggia.
Una finestra che non avrei nemmeno immaginato di poter aprire.
Viaggi fantasticati, guardare gli aerei da sotto, e poi improvvisamente partire.
Ho lasciato metà dei vestiti nell'armadio, e sotto il comodino una scatola con le cose più importanti.
Non è facile tenere tutto dentro, vicino. Non è facile capire cosa è vero e cosa invece è solo temporaneo.
Ricordare le chiavi per entrare, perché qui non c'è Enrico che apre.
Ricordare di salutare sempre e di essere socievole.
Ricordare di compare porzioni piccole e di controllare la scadenza del latte.
Da cinque a uno.
Imparare a contare fino a uno, e soprattutto imparare a non proseguire.

Ormai mi nutro solo di succo e nostalgie.
Che nome dai alla nostalgia della nostalgia?
Sulla tovaglia di plastica le tazze hanno lasciato le cicatrici delle colazioni da solo.
Guardo verso sud e ti aspetto.
Incapace a pensare al dopo.
Ecco cosa ho imparato: a vivere nel temporaneo, a lasciare nella scatola sotto il comodino le lenti da lontano.
Ad accettare l'incertezza e i cambiamenti.
Che nome dai all'attesa dell'attesa?

Non ho una risposta e non ho una motivazione.
Ho solo una bicicletta nel deposito, il rumore degli pneumatici sull'asfalto umido, la luce grigia che entra ora, dopo la pioggia.
Aprirsi, sì, ma prima ancora salire sui pedali e sentire l'aria sulla schiena.
Se non ci sei tu è il solo modo che conosco per sentirmi libero.
Qualcosa di cui scrivere a casa.

arrange - Medicine Man




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